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L'esempio dell'Alto Adige: intervista a Gianni Mura (Erised Magazine)

A chi pensa che di sport dovrebbero parlare solo gli sportivi, di musica i musicisti e di teatro i teatranti, è facile rispondere che con lo stesso metro solo i cavalli potrebbero parlare di ippica. Chi non ne fosse convinto è pregato di ascoltarsi decine di memorabili interviste di calciatori oppure interrogarsi su chi, di conseguenza, dovrebbe scrivere i “gialli”. Ma a contraddire l’assunto è soprattutto una delle firme più note del giornalismo sportivo italiano: Gianni Mura. Un “critico” che scrive di calcio e ciclismo senza essere stato né ciclista né calciatore, che scrive di libri sulle canzoni pur essendo stonato (Confesso che ho stonato) che scrive di gastronomia (ogni settimana sul “Venerdì di Repubblica”) senza saper cucinare. “Io non so nemmeno preparare un paio di uova all’occhio di bue — ammette — ma mangio fuori almeno duecento volte all’anno da parecchio tempo. Una qualche idea me la sono fatta”.

Non a caso, due anni fa ha pubblicato Non c’è gusto — Tutto quello che dovresti sapere prima di scegliere un ristorante (Minimum fax). Nell’introduzione, Carlo Petrini, fondatore di Slow Food , spiega come il libro e le critiche gastronomiche di Mura si fondino: “Sulle solidissime basi di una storia della gastronomia e della critica gastronomica che dopo tutto si è sempre occupata anche di che c’è prima, intorno e fuori dal piatto, anzi, fuori dal tavolo e addirittura fuori dal ristorante. Sono grato a Gianni Mura

(SEGUE...)

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