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Museion Wide Shut: intervista a Letizia Ragaglia (da Scripta Manent)

Museion, come tutti i musei dello Stivale, è chiuso, e come tutti prova a restare aperto in maniera “differente”. I musei, i teatri e gli altri enti culturali si ritrovano così a essere serrati e spalancati proprio come gli occhi del titolo dell’ultimo film di Stanley Kubrick. Contraddizioni che non possono non affascinare chi si occupa di arte contemporanea.
Ma già prima che l’epidemia riducesse i nostri orizzonti alle pareti di casa, avevamo fatto in tempo a confrontarci con la direttrice di Museion, Letizia Ragaglia, riguardo a dimensioni e qualità di un museo “aperto”.
Lo spunto ci era stato fornito da un articolo di Federico Giannini su “Finestre sull’arte” , ripreso anche in “Dietro le terze”.
Lo ripubblichiamo qui di seguito: “Quello che forse non è chiaro a tanti è che ridurre il museo a un passatempo disimpegnato, a luogo dove provare impalpabili emozioni, a teatro di demenziali passeggiate nella bellezza, significa spingere affinché il museo stesso abdichi al suo ruolo di luogo in cui si cerca di comprendere il mondo, di sviluppare un pensiero critico, di ragionare su diritti, libertà, parità, partecipazione, di dialogare sul passato e sul futuro. E affinché si riduca a semplice sito dove passare un po’ di tempo perché tanto è gratis, o perché è meglio del centro commerciale. (…) Sarà il caso di farsi una domanda: ma non è meglio guardarsi una bella e consapevole partita di calcio piuttosto che visitare un museo come se andassimo a vedere le vetrine di un outlet?”.

Detto altrimenti, è davvero positivo aprire i musei al maggior pubblico possibile? Non si finisce per abdicare ai ruoli per cui sono stati istituiti? Per spiegarci il suo pensiero, la direttrice Letizia Ragaglia ha scelto di partire da un’esperienza personale: “Poco prima che partissero le restrizioni dovute all’epidemia del Coronavirus, sono stata a New York dove ho passato un’intera giornata al MoMa e a Madrid, dove sono rimasta un intero pomeriggio al Prado. Entrambi erano pienissimi, ho anche assistito a scene non particolarmente edificanti, ma ho visto molti visitatori che si godevano l’arte e ho pensato: che bella gita!. Ho trovato splendido che intere famiglie camminassero lungo i corridoi dei musei. In sintesi, sono assolutamente a favore di questo window shopping -anche se magari rimane impresso un solo quadro- perché sono fautrice dell’idea che i musei siano di tutti. Gli intellettuali non devono pensare che sia loro esclusivo patrimonio”. (SEGUE...)

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